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martedì 30 agosto 2011

UNO DE LIBRI PIU' DIVERTENTI CHE ABBIA MAI LETTO



ZIA MAME, il romanzo per un' estate da ridere

PRIMA PAGINA(RECENSIONE)
QUANDO (nel 1955) Zia Mame di Patrick Dennis venne pubblicato negli Stati Uniti, vendette due milioni di copie (oggi sarebbero almeno cinque), e rimase per 122 settimane nelle classifiche dei best seller. Mi auguro che un successo simile bened i c a l ' e d i z i o n e i t a l i a n a (Adelphi, a cura di Matteo Codignola, pagg. 380, euro 19,50). Zia Mame incanta, seduce, diverte sia i lettori colti sia la grande massa dei cosiddetti lettori comuni. Da molti anni non ridevo tanto. Patrick Dennis abolisce (sembra abolire) tutto ciò che è pensiero, sentimento, dolore;e si abbandona a una grandiosa esaltazione e glorificazione del comico, come se nulla d' altro esistesse nella vita. Quasi sempre i libri che fanno ridere sono belli: perché il riso è una delle massime divinità dell' esistenza e della letteratura. Qui sono presenti quasi tutte le forme del comico: il rabelaisano, il dickensiano, la farsa, il vaudeville, il film con le torte in faccia, sebbene quella dickensiana sia di gran lunga preponderante. Ora Zia Mame è una torta di marzapane, piena di liquorie di marmellate: una torta pesantissima, che all' improvviso balza nell' aria e vola velocissima e senza peso. Ora è un timido squillo: il riso sembra vergognarsi di sé stesso, e poi si scatena, viola qualsiasi limite, e ci lascia esausti e con gli occhi pieni di lacrime. Patrick Dennis ama moltissimo le chiacchere dei suoi personaggi: i dialoghi dissennati, che non finiscono mai; i passi dove la lingua è più mobile, vivace ed assurda. "Grandi sorsate di parole sono per lui" (Chesterton lo diceva di Dickens) "come grandi sorsate di vino, pungenti e rinfrescanti". "Quando racconta, continua a parlare: pensa che il racconto sia una forma superiore di conversazione, e cerca di comunicarci l' estro della parola parlata, il suo vagabondare, perdersi, dimenticarsi, esplodere. Sebbene non lo dica mai chiaramente, cerca di persuadere i suoi lettori che la vita è una cosa infinitamente allegra, lieta e festosa. Sa benissimo che è una menzogna: molto di rado la vitaè lieta,e non lo fu certo per lui, se andò a finire in un ospedale psichiatrico. Ma, per tutto il libro, perseverò eroicamente nella sua menzogna, facendo sobbalzare ogni forma di riso. Fino ad oggi, certo per mia colpa, non avevo mai sentito parlare di Patrick Dennis. In realtà, aveva un nome molto più pomposo, Edward Everett Tanner III, che lo faceva assomigliare ad un imperatore del Sacro Romano Impero. Lui lo sveltì e lo alleggerì. Non era quel che si chiama uno scrittore di professione: non apparteneva al corteo di geni che da Omero conduce sino a Proust e a Kafka. Era una di quelle figure pittoresche, così frequenti negli Stati Uniti, che vivono contemporaneamente nel mondo dell' editoria, del teatro, del giornalismo, della letteratura e del cinema, e sembrano badare soltanto a far soldi. Solo che, per lui, fare soldi era una cosa estremamente seria e grave, ed impegnava il suo grande talento e la sua cultura. Dopo aver combattuto in Italia nella seconda guerra mondiale, Patrick Dennis entrò in un' agenzia letteraria, dove preparava schede di lettura. Lavorò per una piccola casa editrice. Scrisse, a nome di altri, romanzi e raccolte di aneddoti. Preparò articoli serissimi per una rivista serissima come Foreign Affairs, e un libro sulle tattiche del comunismo. Quando scrisse Zia Mame, il libro venne rifiutato da diciannove editori, che lo giudicavano invendibile, e che dovettero ricredersi amaramente quando rimase per più di due anni nella classifica dei best seller. Trasformato in commedia, e interpretato a Broadway da Rosalind Russell, Zia Mame ebbe un grandissimo incasso. Poi Dennis compose l' autobiografia di una diva del burlesque, del muto, di Broadway e di Hollywood, col titolo Belle Poitrine; e Genius, dove si prese gioco dei film troppo colti. Tentò il suicidio: venne ricoverato d' urgenza in un ospedale psichiatrico: si diede il nome di Psychopatrick: si trasferì a Città del Messico, gestì una galleria d' arte, e finalmente fece il maggiordomo, certo squisito e competentissimo, col nome di Edward Tanner. Quanto mi sarebbe piaciuto vederlo. * * * Sullo sfondo di Zia Mame, appare la fine degli anni venti: quel periodo folle e leggendario, che Dennis rievoca con grande fedeltà e precisione. Tutti, allora, erano (o sembravano) ricchi: tutto era ostentata e smisurata ricchezza; ma questo eccesso di vita e di oggetti assume, nel libro, una graziosa e futile leggerezza. Era il mondo di Zia Mame, che ne trasse il suo nutrimento. Ora Zia Mame ci appare come una signora dagli occhi sfavillanti, avvolta in una mantella spagnola, e con una rosa dietro l' orecchio: ora come una bambola giapponese, coi capelli cortissimi, la frangetta dritta che lambisce l' arco accentuato delle sopracciglia, con un abito di seta a ricami d' oro, pantofoline d' oro, e unghie lunghissime coperte da un delicato smalto verde acqua: ora indossa un abito scarlatto e ha i polsi avviluppati in spire di braccialetti indiani; ora sembra una romantica Signora del Sud, con organza e balze, crinolina e orchidee. Passa la giornata in un turbine di acquisti, intrattenimenti, feste in casa e fuori, adeguati alla rutilante moda dell' epoca: sempre a teatro, specialmente nei teatri sperimentali,o a cene offerte da signori molto à la page, o in gallerie di statue e dipinti quasi incomprensibili. Zia Mame è incantevole. Dal principio alla fine del libro, incanta l' autore, che a tratti si confonde con lei, le domestiche nere e irlandesi, i bambini, i vecchi, gli americani del Nord e del Sud, gli stranieri e, naturalmente, incanterà tutti i lettori. Nessuno resiste al suo fascino. Appena la vede, ciascuno cade ai suoi piedi come una vittima indifesa, e farebbe qualsiasi sacrificio per lei. E' polimorfa. Recita col massimo estro tutte la parti possibili, tranne quella della donna virtuosa. Non sta mai ferma: si agita, si sposta: è quasi sempre allegra e ridente; ma, se piange, uno non riesce ad immaginare che un corpo umano possa contenere tante lacrime. Adora gli altri esseri umani; ed è sempre prontissima ad abbandonare la propria vita per gettarsi a capofitto in quella di un altro. Come Patrick Dennis, chiacchera in modo insaziabile. Impersona la parte della vittima innocente, meglio ancora dell' innocente brutalizzata, mentre macchina di nascosto le più efferate malvagità. Nessuno direbbe che è candida o ingenua: eppure lo è; e proprio questo candore e una generosità commovente la legano per sempre a tutti coloro che incontra. Quando esplose la grande crisi del 1929-1930, Zia Mame non aveva mai fatto niente: salvo lavorare come ballerina di fila in un riadattamento della rivista Chu Chin Chow. Colla crisi perse tutto. Di buona o cattiva voglia, dovette lavorare (cosa terribile) e lo fece con lo spirito, i successi e le catastrofi di Edward Everett Tanner III. Venne assunta a Vanity Fair: diventò lettrice di un editore: si occupò di decorazioni d' interni in stile rococò: divenne una f e r v i d a s o s t e n i t r i c e d e l Bauhaus: aprì un punto vendite, "dedicato a tutto ciò che è coraggioso, sperimentale, elettrizzante, nuovo, moderno": lavorò come vendeuse di vestiti: aprì un locale estremamente esclusivo, con uno chef francese, un' orchestra inglese, un portiere irlandese, un capocameriere italiano e una ballerina spagnola; vendette porta a porta pentole d' alluminio: si impegnò come segretaria di un venditore di stringhe: scrisse una tragedia greca in trenta scene, con un coro di duecento voci; vendette pattini nel reparto giocattoli di un grande magazzino. Infine sposò un bellissimo gentiluomo del Sud, Beauregard Jackson Pickett Burnside, che discendeva da quattro generali sudisti, e possedeva petrolio texano, zucchero di Cuba, moltissime azioni a New York, e miniere in Canada. Per la gioia dei suoi lettori, le avventure di Zia Mame non finiscono qui. Non oserei mai raccontarle tutte. La vediamo per l' ultima volta vestita da principessa indiana, con un sari elaboratissimo, i capelli color pervinca, molto kohl intorno agli occhi, e un segno di casta sulla fronte. Non sappiamo cosa farà: forse si incarnerà in altre zie Mame, immaginate da altri scrittori. Certo non morirà mai, immortale come Shahrazade: mentre Edward Everett Tanner III, ovvero Patrick Dennis, era morto nel 1976, a soli cinquantasei anni, "facendo conversazione". - PIETRO CITATI

L'ho letto d'un fiato e consigliato a tutte le mie amiche. Non abbiamo mai riso tanto!!...

domenica 28 agosto 2011

LA LEGGENDA DI MORGANA


Questa e' la leggenda legata al fenomeno di cui parlavo prima!..........

Questo avvenne al tempo dei conquistatori, quando i barbari scendevano in orde compatte e travolgenti verso i paesi del sole. Un'orda di questi conquistatori, dopo avere attraversato tutta la penisola, giunse al mare Ionio e si trovò davanti allo stretto che divide la Sicilia dalla Calabria. A pochi chilometri, sull'altra sponda, un'isola incantevole sorgeva, con le sue spiagge coperte di aranci e di ulivi, con un gran monte fumante - l'Etna - e una terra ubertosa e ricca. Come fare a raggiungerla? Il Re barbaro la contemplava cupidamente, stando in groppa al suo cavallo, ma davanti al mare si trovava impotente. Egli non possedeva neppure una barca: quella terra per lui era perciò irraggiungibile. Improvvisamente una donna meravigliosamente bella gli apparve davanti e gli rivolse cortesemente la parola: - Vedo che guardi con rammarico quella bella isola, la vuoi? Ecco che io te la do con le sue città, con le sue campagne profumate e coi suoi monti che vomitano fuoco. Guardala, è a due passi da te. Era d'agosto, il cielo e il mare erano senza una bava di vento, e una leggiera nebbiolina color di opale velava l'orizzonte. Improvvisamente, a un cenno della donna, una cosa miracolosa apparve agli occhi del barbaro. La Sicilia era li a due passi da lui. Guardando nell'acqua egli vedeva nitidi, come se potesse toccarli con le mani, i monti dell'isola coperti di olivi, le spiagge tutte verdi di aranci e di limoni, le vie di campagna con gli asinelli che vi camminavano, il porto di Messina con le navi, le vele, i carichi sui moli e perfino i marinai che scaricavano le merci. Con un grido di gioia il Re barbaro balzò giù da cavallo e si buttò in acqua, sicuro di poter raggiungere con due bracciate l'isola desiderata, ma l'incanto si ruppe, e il Re affogò miseramente. Quella visione era un miraggio, un giuoco di luce della bella donna sconosciuta, che altri non era se non la fata Morgana. E il fenomeno si ripete ancora oggi nei giorni calmi e limpidi di estate. Spesso in agosto e nelle calme albe settembrine, nelle acque della riva di Reggio si vede specchiato, limpido e preciso, il litorale siciliano con le case, le piante, i giardini, le navi e perfino gli uomini che lavorano nelle cale del porto.

I GIORNI DELLA FATA MORGANA



Questa settimana ho scoperto l'esistenza di un fenomeno atmosferico che si verifica da noi in Italia e di cui non avevo mai sentito parlare!
Leggete qui che roba!!

Fenomeno dell Fata Morgana.

Molte volte si sente parlare del fenomeno della Fata Morgana, ma che cos’è precisamente? Il fenomeno della fata Morgana è un miraggio che si verifica sullo Stretto di Messina, specialmente durante il periodo estivo. Quando si manifesta, un osservatore vede i contorni del territorio posti al di là dello Stretto deformati, ingranditi e fluttuanti nell’aria. Tra l’altro, variando di continuo le condizioni fisiche che inducono il fenomeno, le forme osservate cambiano aspetto continuamente, conferendo al paesaggio un’aspetto surreale.

Come si genera? Il fattore chiave alla base del fenomeno è l’indice di rifrazione dell’aria. Le condizioni più propizie allo sviluppo del fenomeno si verificano durante l’estate quando, uno strato d’aria molto caldo sovrastante le acque dello Stretto di Messina, viene sormontato da uno più freddo con proprietà ottiche differenti. Nella superficie di discontinuità si genera allora una variazione dell’indice di rifrazione che altera il percorso dei raggi luminosi in modo tale da rendere deformata ed irriconoscibile l’immagine dell’oggetto originario.
E'stato un mio cliente di origini calabresi a raccontarmi di questo strano fenomeno.Mi diceva che a lui e' capitato due o tre volte nell'arco degli anni di trovarsi a Reggio Calabria nei giorni della fata Morgana, e di vedere, quindi, le persone che passeggiavano a Messina come se fossero li' davanti a lui!!
Che dire??!! Il prossimo anno le vacanze le prenoto da quelle parti!!

lunedì 15 agosto 2011

Budino alla menta con scaglie di cioccolato


Per chi come me ama la menta , ecco la ricetta per un budino delizioso!!

Ingredienti :

1/2 litro di panna fresca
1 bicchiere di sciroppo di menta
3 cucchiai di zucchero
4 cucchiai di fecola
2 fogli di gelatina
1 bustina di vanillina
3 cucchiai di latte intero
50 gr di cioccolato
foglioline di menta


Mettere i fogli di gelatina ad ammollare in acqua
Scaldare in un pentolino la panna con la vanillina
In una ciotola a parte mescolare la fecola , lo zucchero e il latte
Aggiungere lo sciroppo di menta e unire questo composto alla panna
Far cuocere 10 minuti
Togliere dal fuoco e unire la gelatina strizzata
Versare il composto in stampini da budino
Mettere in frigo per almeno 3 ore
Sformarli in piattini da dessert, decorare con scaglie di cioccolato
e foglioline di menta

GELATERIA GROM


Se vi capita di venire a Torino, per vacanza , per studio o per lavoro, qualunque sia la motivazione non dovete assolutamente mancare una visita alla gelateria GROM!

Il gelato di grom è spettacolare! Ogni mese vengono proposti gusti diversi, d'inverno si può bere la cioccolata calda e d'estate si possono gustare delle granite fenomenali. Assolutamente da provare la Crema di Grom e i gusti alla frutta. Da non perdere il gusto del mese, sempre diverso e sempre squisito!

Potete trovare GROM in Piazza Paleocapa, nei pressi di Porta Nuova, in via Garibaldi e in via Cernaia.
(nella foto la gelateria di via Garibaldi).

L'AMETISTA



Il viola è stato considerato a lungo un colore regale, e probabilmente per questo l’ametista è stata così fortemente richiesta nel corso della storia. Le ametiste pregiate si trovano nei gioielli della Corona Reale Britannica ed erano anche le favorite di Caterina la Grande e dei reali Egiziani.
L’ametista si trova nelle miniere del Brasile, Uruguay, Bolivia e Argentina, cosi come in Zambia, Namibia ed altri paesi africani.

La leggenda sull’origine dell’ametista deriva dai miti greci. Dioniso fu un giorno offeso dagli insulti di un semplice mortale e giurò di vendicarsi sul primo mortale che avesse incrociato sul suo cammino, e creò delle tigri feroci. Nulla sospettando, passò Ametista, una bellissima fanciulla che andava a pagare il suo tributo alla dea Diana. Diana trasformò Ametista in una statua di quarzo puro e cristallino per proteggerla dagli artigli feroci. Dioniso, alla vista della bellissima statua pianse lacrime di vino per il rimorso. Le lacrime del dio macchiarono il quarzo di viola, creando la gemma che noi oggi conosciamo.
La parola Greca “amethystos” può essere letteralmente tradotta “non ubriaco” L’ ametista era considerata un forte antidoto contro l’ubriachezza, ed è questo il motivo per cui spesso i calici di vino erano intarsiati nell’ametista: la gemma simboleggia ancora la sobrietà.

Proprietà dell'Ametista
Detta anche pietra benefica è simbolo di temperanza e umanità, controlla i cattivi pensieri, acuisce l’intelligenza, sviluppa il senso degli affari e rende sobri.
Rafforza l’animo di chi la indossa, aiuta a sconfiggere paura e fobie, dona uno spirito allegro e una bella carnagione.
L’Ametista appartiene alla famiglia dei quarzi.
Le si attribuiscono dei poteri soprannaturali, é un talismano simbolo di fortuna e forza, protegge dalla malasorte, dalla nostalgia verso il paese natale, e dalle ubriacature.

L'Ametista è la Pietra Portafortuna di: leone e pesci

LONDRA



Siete in partenza per Londra e non sapete cosa visitare per prima? Vi consiglio subito la visita ai gioielli della corona. Meravigliosi!! Vale la pena andare a Londra solo per vederli!!

Ed ora un po' di storia...

Con il termine gioielli della corona (in lingua originale Crown Jewels) si intende la collezione reale di gioielli, monete e vestiti della Corona inglese. In particolare la collezione si concentra nelle corone, scettri, spade, tuniche Colobium Sindonis e tanto altro ancora. L’importanza e il valore di questi gioielli è tale da essere considerati tra i maggiori tesori esistenti (e mai esistiti) al mondo.

I gioielli sono custoditi nella celebre Torre di Londra, uno dei monumenti più famosi della capitale e uno dei capisaldi della storia inglese.

I gioielli, oggi, conservati nella Torre risalgono al periodo successivo alla restaurazione degli Stuart, in quanto parte di essi è andata persa durante il governo di Oliver Cromwell. La collezione più antica di gioielli era infatti rappresentata dal tesoro del periodo anglo-sassone di Giovanni Senza Terra (John Lackland ) nel XIII secolo.

È inoltre noto che nel 1303 i gioielli furono portati in custodia nella Torre successivamente alla loro rapina nell’Abbazia di Westminster. Dopo un altra rapina ad opera del noto Thomas Blood i gioielli vennero custoditi in una parte della Torre conosciuta con il nome di “Jewel House” che ne garantiva la difesa armata. Da allora i gioielli della corona risiedono nella Torre di Londra.

Nella parte oggi conosciuta come ‘il salone d’ingresso’ si ammira la collezione rappresentata dalle mazze e dalle spade di Stato e di Giustizia, ordini cavallereschi e altre decorazioni di Stato.

Proseguendo verso la parte bassa della Torre, in quello che è il ‘sotterraneo’ troviamo la collezione di maggior prestigio come la Corona Imperiale del 1937, un magnifico esemplare di oltre 2700 diamanti accompagnato da centinaia di perle e zaffiri, smeraldi e soprattutto dal celebre diamante ‘la piccola Stella d’Africa’ di 317 carati, anche conosciuto con il nome di Black Prince's Ruby. La corona è indossata, per tradizione, durante la conclusione della cerimonia di incoronazione, oltre che per l’inaugurazione annuale del Parlamento inglese.

Altri gioielli importanti presenti includono la corona della regina madre moglie di Giorgio VI (e madre dell’attuale Elisabetta II), nota per includere il famoso diamante Koh-i-Noor (del 1937), la grossa corona di St Edward del 1661, che si presenta, splendida, in oro, disegnata con croci e fiori di lilla, con due arcate superiori, e ricoperta di 444 pietre preziose. Anch’essa usata per diverse incoronazioni, è tuttavia ritenuta troppo pesante per essere sopportata a lungo.

Le regine consorti, come è noto, indossano generalmente la celebre Corona di Maria di Modena, che fu consorte di Giacomo II d’Inghilterra, la cui corona dell’incoronazione è andata distrutta, mentre la Corona di Stato e il diadema sono invece custoditi nella Torre.

Uno dei gioielli più preziosi custoditi nella Torre, è senza dubbio, lo Scetro del Sovrano con la Croce (Sceptre with the Cross, del 1661), conosciuto anche con il nome di Scetro di St Edward e noto per includere il più grande diamante esistente al mondo (530 carati), la Grande Stella d’Africa. Lo scettro fu originariamente creato per l’incoronazione del re Carlo II nel 1661 e successivamente ridisegnato a seguito della scoperta del grande diamante Cullinan, di ben 106 grammi e a 530 carati.

Tra i gioielli più antichi esistenti nella Torre di Londra, troviamo il noto cucchiaio dell’unzione del XIII secolo, l’ampolla dell’unzione del XIV secolo e la saliera della regina Elisabetta I del 1573.

Tante e ancora numerose le collezione del tesoro della regina alla Torre di Londra. Una loro visita costituisce tappa obbligata per tutti coloro che si recano a Londra, per piacere culturale o per esperienza di vita. Rimarrete esterrefatti ed emozionati nell’ammirare la bellezza di questo tesoro senza prezzo.

Mentre siete in citta', oltre all' abbazia di Westminster e la cattedrale di Saint Paul,( e per chi e' appassionato di musei, il museo di scienze naturali),dovete assolutamente visitare il famosissimo museo delle cere! Spettacolare!!
Il biglietto d'ingresso e' un po' caro ma poco importa, tornerete a casa con un bellissimo ricordo...










giovedì 11 agosto 2011

LA LEGGENDA DI RE ARTU' E DEL SANTO GRAAL




Arthur diventa protagonista o comprimario di narrazioni gallesi intorno al 600 d.C. Nell'XI° secolo era considerato dagli inglesi un eroe nazionale, e le sue imprese - diffuse dalle canzoni dei Bardi - erano note non solo in Gran Bretagna, in Irlanda, nel nord della Francia, ma anche nella lontana Italia: lo dimostra un bassorilievo sulla "Porta della Pescheria" del Duomo di Modena realizzato intorno al 1120 (e cioè con almeno dieci anni di anticipo sul ciclo di narrazioni scritte cui dette l'avvio Chretien de Troyes, il più grande scrittore medioevale di romanzi arturiani, originario della Champagne, attivo tra il 1130 e il 1190).

Ma l'Artù celtico-britannico era un personaggio che i romani avrebbero definito "un barbaro": un re robusto e coraggioso quanto rozzo e incolto. La sua notorietà internazionale impose quella che oggi definiremmo un'operazione di "rinnovamento dell'immagine" allo scopo di nobilitare la sua figura e farne il signore di Camelot.


Fu l'inglese Geoffrey di Monmouth a dare il via al processo che avrebbe trasformato Re Artù da monarca "barbaro" a simbolo messianico di Re-Sacerdote e i suoi cavalieri in un perfetto modello per le istituzioni cavalleresche medioevali (la Tavola Rotonda). Tra il 1130 e il 1150, nell' "Historia Regum Britanniae", nelle "Prophetiae Merlini" e nella "Vita Merlini", Geoffrey tracciò una precisa quanto fantasiosa genealogia del sovrano, recuperò e interpretò in chiave cristiana (e non più celtica) Merlino e gli altri comprimari, e pose alcuni capisaldi del futuro ciclo, battezzando, per esempio, "Avalon" il sepolcro da cui Artù sarebbe risorto " quando l'Inghilterra avrebbe avuto ancora bisogno di lui ".

Merlino

La denominazione Merlinus venne utilizzata per la prima volta da Geoffrey di Monmouth, ma il personaggio era già noto nelle tradizioni celtiche come Myrddyn , dal nome della città di Caermyrddyn dove era nato; nella latinizzazione, Geoffrey sostituì la "d" con una "l", altrimenti ne sarebbe uscito un appellativo scatologico.
Il Merlino storico visse probabilmente nel VI secolo; era un Bardo gallese - identificato da alcuni storici con un altro famoso Bardo, Taliesin - specializzato in testi profetici. La sua vita - almeno secondo le incerte cronologie del basso medioevo - fu incredibilmente lunga, tanto che certi commentatori ritengono che siano esistiti due Merlini diversi. Myrddyn era stato infatti consigliere del Re gallese Vortirgern, personaggio storico che regnò intorno alla metà del V secolo, e, più di cent'anni dopo, aveva combattuto a fianco di Re Gwenddolau contro Rhydderch il Generoso nella battaglia (perduta) di Arfderydd (575), dopo la quale, secondo la tradizione, il mago, impazzito dal dolore per la sconfitta, si sarebbe ritirato in una foresta per non mostrarsi più tra gli uomini.
Secondo Geoffrey, i poteri magici di Merlino hanno un'origine diabolica. Un assemblea infernale - racconta la "Vita Merlini" - ordisce un complotto per generare una sorta di Anticristo destinato a diffondere il male nel genere umano. A questo scopo la figlia di un ricco mercante viene posseduta nel sonno da un "Incubo", ma rivela quanto è accaduto al confessore: questi traccia sul suo corpo il segno della croce, così, quando il bimbo nasce, è irsuto come un demone, ma non ha il desiderio di fare del male. Dal padre Satana, Merlino ha ereditato la capacità di conoscere il passato; Dio stesso, attraverso la madre, gli ha conferito il potere di prevedere il futuro. Molti anni più tardi, diventa consigliere di Re Vortingern, che libera da due draghi, poi di Re Uther Pendragon; questi si innamora della virtuosa Ygraine, moglie del Duca di Tintagel, la quale non ricambia le sue attenzioni. Il mago fa allora in modo che il suo protetto assuma magicamente l'aspetto del Duca: così, grazie a questo inganno, Uther concepisce Artù che Merlino prende sotto la sua tutela. Sarebbe con l'aiuto di Merlino che Artù riesce a compiere un prodigio, estrarre una spada misteriosamente conficcata nella roccia, facendosi così riconoscere quale re dei Britanni. Dopo l'unificazione dell'Inghilterra, Merlino rivela al sovrano la sua missione più importante, la ricerca del Graal. Viene poi imprigionato in una tomba di cristallo da Nimue o Viviana, la "Signora del Lago" (da alcuni "unificata" con Morgana), ma continua a vivere "su un altro piano" dopo la morte di Artù. Secondo Geoffrey, Merlino è anche il responsabile della presenza del complesso megalitico di Stonehenge nella piana di Salisbury, dove l'avrebbe trasportato per mezzo delle sue arti magiche, anche se in realtà il complesso è ritenuto molto più antico rispetto all'epoca in cui dovrebbe essere vissuto il mago.

Secondo alcune dottrine esoteriche Merlino sarebbe uno dei "Superiori Sconosciuti" di Agharthi (etimologicamente "l'inaccessibile", centro spirituale del pianeta che si troverebbe nelle viscere della terra, popolato da esseri semidivini, governato dal re del Mondo, descritto, per la prima volta da Ferdinand Antoni Ossendowski in "Bestie, Uomini e Dei",1923): ad Artù, il suo discepolo prediletto, avrebbe affidato il compito di portare avanti l'antica tradizione magico-religiosa del leggendario regno sotterraneo. Per l'occultista inglese Dion Fortune (1891-1946), Myrddyn proveniva da Lyonesse, l' insediamento sprofondato al largo della Cornovaglia, da molti ritenuto una delle città di Atlantide; dal Continente Perduto avrebbe importato culti esoterici e superiori conoscenze tecniche, diffusi poi tra i Celti dal discepolo Artù e dai suoi successori.

Morgana

Morgana è personaggio direttamente derivato dalle divinità Morrighan, Macha e Modron (la grande madre celtica) e compare per la prima volta nella "Vita Merlini" di Geoffrey; fa parte di un gruppo di nove fate (a loro volta di tradizione celtica) che vivono ad Avalon e aiuta Artù a guarire dalle sue mortali ferite. Nelle narrazioni successive Morgana è la nipote o la sorellastra di Re Artù, con cui concepisce Mordred, e assume connotati sempre più negativi, fino a diventare l'implacabile nemica del sovrano, di Merlino e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Nelle opere tardo medioevali, dimenticate le origini semidivine, viene presentata come una perfida seduttrice, tanto bella quanto malvagia: il prototipo, insomma, della "donna sessuata" - la strega - aborrita e temuta dalla Chiesa cattolica.

Escalibur

La spada denominata Escalibur, il cui nome è stato recentemente interpretato da insigni celtisti come una sorta di crasi delle parole latine, ossia ensis caliburnus, cioè la "spada calibica" , cioè forgiata dai Calibi (antica e mitica popolazione della Scizia, di cui si dice, scoprirono il ferro e ne portarono l’uso fra gli uomini).

Massimo Valerio Manfredi, storico del mondo antico e scrittore di successo, nel suo ultimo romanzo "L'ultima legione", che ruota intorno ad un gruppo di soldati romani lealisti che si assumono il compito di far fuggire e portare in salvo in Britannia l'ultimo imperatore romano, Romolo Augusto, deposto nel 476 d.C. da Odoacre, insieme al suo precettore Meridius Ambrosinus, immagina che Romolo Augusto rifugiatosi in Britannia divenga re con il nome di Pendragon e abbia un figlio di nome Artù, mentre in Meridius Ambrosinus adombra Myrdin o Merlino. Quanto a Escalibur il suo significato sarebbe "Cai.Iul.Caes.Ensis Caliburnus", cioè la spada Calibica di Giulio Cesare, che, ritrovata casualmente da Romolo e portata in Britannia sarebbe stata scagliata lontano dallo stesso Romolo (Pendragon) in segno di pace, si sarebbe conficcata in una roccia e qui, esposta alle intemperie, avrebbe finito per lasciar leggere solo alcune lettere dell'iscrizione, e cioè: E S CALIBUR.

Ma non ci si può addentrare nelle leggende arturiane senza parlare del "Sacro Graal".
( da art.mariapaolavannucchi.xoom.it/.

I BISCOTTI DI NONNA PAPERA



Finalmente sono riuscita a scovare la ricetta di questi buonissimi biscotti che hanno il sapore dell'infanzia....

Ingredienti per 8 porzioni

* 500 g di farina 00
* 200 g di olio di mais
* 200 g di zucchero
* 80 g di pinoli
* 200 g di uva passa
* 1 bustina lievito per dolci
* 200 g di vin santo

Preparazione

Impastare tutti gli ingredienti velocemente, ricordarsi di lavare l'uva passa. Formare con le mani dei mucchietti piccoli come una noce, informare in forno caldo 180° per circa 15 minuti, ricordatevi i dolci sono cotti quando si sente il profumo. Cospargere di zucchero a velo. Sono semplicemente squisiti, parola di nonnapaperl'infanzia...

sabato 6 agosto 2011

STORIE GIALLE


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Se vi piacciono i giochi di societa' dovete assolutamente provare LE STORIE GIALLE.Noi le abbiamo scoperte questa estate prima di partire per il mare e ci siamo divertiti per tutta la vacanza.Per fortuna ci sono piu' scatole da acquistare e per i piu' temerari ci sono LE STORIE NERE!

Il gioco funziona cosi':

in ogni scatola ci sono 50 carte. Su ogni carta, una situazione "misteriosa" descritta da una frase, solitamente piuttosto corta e sibillina.
Il moderatore legge la frase, i giocatori devono ricostruire la situazione che si nasconde dietro la frase.
I giocatori possono rivolgere domande al moderatore (che è l'unico a conoscere la storia nella sua interezza, visto che può leggerla sul retro della carta) purché le domande siano formulate in modo tale che la risposta possa essere solo "sì", "no" oppure "non è rilevante".

Alcune situazioni sono piuttosto facili da decifrare e forse le conoscete già, altre sono nuove e abbastanza complesse.

mercoledì 3 agosto 2011

www.toilesdejouyshopping.fr


www.toilesdejouyshopping.fr

Questo e' un sito che vende cose per la casa , per la spiaggia, e per il giardino,veramente interessante da visitare... Provare per credere!!

LAURA IZIBOR - CANTANTE


Per caso ho scoperto questa bravissima cantante irlandese;appena sono riuscita ho comprato un suo cd, e devo dire che e' stato un ottimo acquisto.Le canzoni sono una piu' bella dell'altra! Peccato che da noi nelle radio e nelle trasmissioni che si occupano di musica la facciano sentire poco!

Eccovi qualche accenno sulla medesima:

Laura Izibor, nome completo Laura Elizabeth Arabosa Izibor (Dublino, 13 maggio 1987), è una cantante, musicista e cantautrice irlandese di genere r&b, soul e pop. Ha vinto il concorso musicale RTÉ 2fm e successivamente il 2006 Meteor Awards.[1] Si è anche esibita all'Electric Picnic 2006 festival e al Music Ireland 2007.

In concerto, ha aperto le esibizioni in tour di Aretha Franklin, India.Arie, Estelle, Maxwell e John Legend. Il suo album di debutto, Let the Truth Be Told, è stato distribuito in Irlanda l'8 maggio 2009, in Regno Unito il 18 maggio e in USA il 16 giugno seguente.

Il suo stile si ispira a quello dei grandi del blues: James Brown, Aretha Franklin e Carole King.[2] Ma soprattutto a Phil Lynott, Roberta Flack, Nina Simone, Candi Staton e Thin Lizzy.[3]

Una sua canzone, Carousel, è stata inserita nella colonna sonora del film del 2007 P.S. I Love You, diretto da Richard LaGravenese

PESCHE RIPIENE AL PISTACCHIO


Questo e' un dolce adatto a una giornata afosa come oggi!!
Prepararlo e' semplice ed e' buonissimo, potrete servirlo con gelato al pistacchio o alla crema.

Eccovi la ricetta( gentilmente offertami dalla mia amica Agata):


INGREDIENTI:

burro: 40 gr
vaniglia: 1 baccello
pesche: 4
zucchero: 50 gr
liquore: 1 bicchierino
gelato al pistacchio: 80 gr
pistacchio tritato: 70 gr


PREPARAZIONE:

Mettete il burro in un pentolino e aggiungete la vaniglia incisa a metà, e fatelo sciogliere a fuoco dolce. Nel frattempo lavate le pesche, sbucciatele e tagliatele a metà.

Mettete le pesche in una pirofila imburrata e irroratele con il burro (prima filtrato), spolverizzate con lo zucchero e cuocete in forno a 180°C per 10 minuti. Poi alzate la temperatura a 220°C e fate caramellare

Mettete il pistacchio tritato sulle pesche e completate con una pallina di gelato.

Decorate con la menta o con semi di papavero